LIBRO

Tutte le riflessioni della prima e della seconda parte del libro “Riflessioni latinoamericane – Il processo creativo e Germina.Cciones…, invitano a proporre una metodologia specifica, per applicarla nello sviluppo delle diverse fasi di un processo creativo, mentre condividiamo il suo percorso.
Il Metodo per Processi Creativi Condivisi, in tappe successive, esplora e dà importanza soprattutto al mondo che vive tra il momento emozionale-immaginativo (che è personale e da cui sorgono le necessità espressivo-comunicative) e la realizzazione a livello tecnico dell’opera.
Dopo aver vissuto in profondità la propria immaginazione e averla manifestata – aiutandosi anche con la redazione di testi e di disegni liberi e spontanei – la successiva Elaborazione Narrativa chiarisce passo dopo passo le dinamiche e gli elementi in gioco. È esplorandoli uno a uno e definendoli con precisione progressiva che si provoca la necessità di utilizzare una determinata tecnica per rappresentarli, ultima fase del processo prima della retro alimentazione di una fruizione pubblica.
Grazie alla chiarezza delle intenzioni che un’elaborazione dettagliata permette, è possibile manifestare, attraverso la tecnica, quelle situazioni che sono nate nel cammino precedente alla sua entrata in scena, nel modo più preciso che la propria conoscenza permetta. Se prima scegliamo tra gli strumenti che abbiamo a disposizione grazie a esperienze passate, diventa poi indispensabile sperimentare altre opzioni. In questo avvicinamento funzionale alla tecnica e agli strumenti, la necessità espressiva contribuisce al compito di perfezionarli nel corso della vita creativa, rendendoli sempre piú personali.

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INTRODUZIONE

“Applicare il Metodo per Processi Creativi Condivisi di Luca Belcastro è prima di tutto un’esperienza di esplorazione personale. È tutto un programma di esplorazione del proprio mondo creativo, che potrebbe essere approfondito per tutta la vita. Tuttavia, può iniziare con un’esperienza, forse breve e condensata, che consenta di aprire finestre. La cosa più rinfrescante della proposta di Luca Belcastro è che non ti chiede di credergli, ma di fare la prova, di dargli una opportunità. La maggior parte delle persone che si aprono all’esperienza e la vivono con l’impegno necessario, trovano in lei preziose lezioni. Nuovi modi di comprendere sé stessi, l’ambiente e il processo creativo. Approcci alternativi alle pratiche comuni.
Più di qualcuno torna a casa vedendo le cose in modo diverso. Qua e là alcune persone continueranno a percorrere sentieri di coscienza, alimentando istanze condivise che alla fine diventeranno il loro habitat. Cercheranno di delucidare quelle sensazioni che popolano il loro organismo, conseguenti a un momento di emozione vissuto nel mezzo della vita. Correranno per condividerlo con chiunque voglia ascoltare. E ascolteranno attentamente.

Aprendo il processo creativo in modo che tutti possano vederlo e contribuire, con il loro sguardo irriducibile, al suo approfondimento, si può stimolare istanze condivise. Lasciando da parte l’infantilismo del mistero, di fare l’interessante attraverso la segretezza, di razzolare status mediante l’esclusione del resto. Spogliarsi, lasciando cadere per un momento le maschere che usiamo ogni giorno per proteggerci in un ambiente ostile e alieno. Nel rispetto della propria autenticità e degli altri. Proteggendo i delicati boccioli del sottile comune.
Mettendo al loro posto gli aspetti che tendono a isolarci, comprese le specializzazioni, le frammentazioni disciplinari esacerbate dall’ostentazione della tecnica, ruoli che dovremmo domare per non farci schiavizzare da loro.”

estratto da un testo di Pavel Mejías